La Comunità di Gesù così ricorda la sua fondatrice Leda Minocchi

 

Lo  scorso 7 marzo 2018, la co-fondatrice (insieme a mons. Giuliano Agresti) della  nostra Comunità  è deceduta,  in seguito a complicazioni derivate da una caduta  con frattura del femore.  Come potete immaginare, Leda è stata – e continua ad essere —  il punto di riferimento per  noi membri della Comunità, come lo è stata per innumerevoli persone che l’hanno conosciuta e che hanno avuto la sua materna direzione spirituale. Don Carmelo Mezzasalma, nella sua omelia alle esequie, ha ricordato parlando di lei <<l’amore e la dedizione profusa senza risparmio di forze, nel consigliare, ascoltare gli sposi, i giovani, i dubbiosi, i sofferenti, in una parola, tutti i cercatori di Dio>> Che solo Gesù è la via, la verità, la vita, questo, Leda lo credeva fermamente. Un “grembo materno”, un “luogo di libertà, uno “sguardo di tenerezza”, una ‘’roccia di fortezza”. Chiunque l’abbia incontrata si è sentito amato, accolto, mai giudicato. La maggior parte della sua vita è stata spesa nella formazione umana e cristiana, secondo gli intenti di mons. Agresti, sia all’interno della Comunità, che in ambito diocesano e in altre Diocesi. In particolare, vogliamo ricordare la sua passione per il riconoscimento del ruolo della donna nella Chiesa, la sua profonda convinzione dell’importanza del dialogo ecumenico ed interreligioso, il desiderio di stare accanto agli ultimi. Il suo testamento spirituale è da ricercare nelle centinaia di lettere scritte agli amici e figli spirituali, alle centinaia di riflessioni bibliche e spirituali e ritiri per la Comunità e per la Diocesi. E, ultima delle sue fatiche, il suo libro “Come baobab centenario – Terre della memoria”, pubblicato e presentato 15 giorni prima della sua caduta. Leda ha mantenuto per tutta la sua lunga vita il cuore di una bambina grata e festosa, come lei stessa dice nel suo ultimo libro :<<Lo stesso Dio di tutta la mia vita è da conoscere ancora e ancora e viaggiando col cuore e l’immaginazione mi trattengo sul monte delle Beatitudini, a Nazareth, nel Cenacolo, a Cana, per le strade di Gerusalemme, nel giardino degli  ulivi…. Come se avessi vent’anni e tutto dovesse cominciare del nostro splendido e forte Amore. Col cuore di una bambina grata e festosa, domenicale. Perché così ci rende la fedeltà di un bene vero che senza perdere sobrietà, saggezza, l’oscuro delle prove, ci  fa danzare sul mondo, quasi immemori del peccato originale. Nella ruota del destino chiedo di restare fino alla fine una allodola che vola alto nel cielo e sfiora,in discesa ripida,la terra>>. A noi, che abbiamo ricevuto una grande eredità da condividere, il compito di portare avanti questa ricchezza con l’aiuto di Dio e per il tempo che Egli vorrà.    Giuliana. Paola, Maetsane e le coppie della Comunità.

 

 

 

 

 

 

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